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La Triennale di Milano celebra Alberto Meda con la mostra “Tensione e leggerezza”

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La Triennale di Milano dedica una mostra all’attività di Alberto Meda, ingegnere, designer e progettista italiano. Il percorso espositivo è sviluppato in sette sezioni che seguono i principali filoni della sua poetica compositiva: ricerca di leggerezza visiva e costruttiva attraverso esercizi meccanici, tensioni e sospensioni, attenzione all’integrazione delle funzioni, tecnologia e materiali, utilizzo della luce e concetto evoluto di comfort. Tensione e leggerezza sembra il titolo più azzeccato che si potesse immaginare per questo percorso in cui si sente, attraverso una selezione di progetti, fotografie, prototipi, disegni e materiali inediti, l’approccio che il progettista ha mantenuto come filo conduttore di questi primi quarant’anni di attività.

alt: "materialiedesign-Alberto-Meda-ritratto-mostra-triennale-tensione-leggerezza-miro-zagnoli-credits"Photo credits: La Triennale di Milano, Miro Zagnoli

La curatela della mostra è di Marco Sammicheli, l’allestimento è anch’esso un progetto firmato da Alberto Meda con Riccardo Blumer; proprio la maniera in cui gli oggetti vengono esposti, riesce a creare una costante interazione con il visitatore, portandolo innanzitutto a giocare per scoprire o o riscoprire (enfatizzate) le particolarità che hanno dato vita alla poetica tipica di Meda, in un equilibrio tra leggerezza da designer e tensione da ingegnere.

alt: "materialiedesign-Alberto-Meda-ritratto-mostra-triennale-tensione-leggerezza - fortebraccio-lampada-snodabile-da-tavolo-luceplan"Photo Credits: Luceplan

Nella prima sezione della mostra per esempio, la lampada Fortebraccio per Luceplan è presentata sorretta da un sistema di carrucole e cavi che permettono di vederne, giocando quasi con un burattino, tutti i possibili movimenti; i suoni delle componenti strutturali della sedia Physix, ricreano i suoni di uno xilofono a seconda di quanto il nylon è caricato di fibra di vetro. La selezione proposta mette l’accento, senza sporcature, sull’approccio metodologico di Meda, con una tendenza a voler alleggerire gli oggetti per farli concettualmente “volare”, anche quando sono ben saldi a terra, garantendo l’uso dei materiali più performanti e tecnici e attraverso forme che non sono mai solo pura estetica ma ingegneria trasformata in un segno non lezioso ma poetico.

alt: "materialiedesign-Alberto-Meda-ritratto-mostra-triennale-tensione-leggerezza-origami-tubes-doppia"Photo Credits: Tubes

La mostra, spiegando il connubio tra ingegneria meccanica ed estetica, aiuta a guardare i progetti di Meda esattamente come sempre meriterebbero di essere guardati, ovvero scoprendo, per esempio dietro allo spessore di un elemento, che quella misura è perfetta perché era l’unica possibile per quel materiale, per raggiungere quella tensione che il titolo mette nero su bianco. Provando a ripercorrere la carriera del designer abbiamo selezionato due progetti, molto lontani cronologicamente ma che ci aiutano a entrare nel suo metodo, tanto pragmatico quanto visionario.

alt: "materialiedesign-Alberto-Meda-ritratto-mostra-triennale-tensione-leggerezza-ORIGAMI_TUBES-paravento-studio-medico"Photo Credits: Tubes

In Origami per Tubes la sofisticata tecnica permette di scegliere la temperatura desiderata e modulare i consumi rendendolo un radiatore ad alta efficienza. Il comfort su cui mette l’attenzione la mostra è sempre al centro dell’attenzione progettuale di Meda garantendo un’interazione tra uomo e oggetto e tra spazio e oggetto che tiene conto dell’adattabilità; un elemento come il radiatore che sembra statico e “rigido”, in questa versione immaginata da Meda, si adatta alla persona e ai diversi ambienti della casa, si muove leggero come una farfalla, si trasforma piegandosi, proprio come la carta nell’arte giapponese degli origami.

Palt: "materialiedesign-Alberto-Meda-ritratto-mostra-triennale-tensione-leggerezza - titania-lampada-luceplan"Photo credits: Luceplan

Titania per Luceplan è una lampada leggera e versatile, disegnata da Alberto Meda con Paolo Rizzatto; nata nel 1989 diventa un’icona nel decennio successivo; si tratta di una gabbia che avvolge la sorgente luminosa azzerando ogni abbagliamento, ma fungendo al tempo stesso da riflettore e da dissipatore del calore. Le lamelle, diverse per dimensione, sono ritagliate da un’unica lastra di alluminio, mentre una coppia di filtri in policarbonato, colorano la lampada lasciando bianca l’emissione della luce. Un contrappeso sferico ne consente la regolazione in altezza, mentre la struttura discontinua dell’apparecchio permette di variare la percezione del corpo luminoso in base al punto di vista dell’osservatore: la lampada vista di fronte è trasparente, vista di fianco appare come un corpo solido, mantenendo in tutte le sfaccettature un’estetica eterea e tecnica.

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